Le «muse bendate»

Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità

Presentazione del volume

Il saggio è improntato ad una concezione singolarmente ‘alta’ della poesia, intesa non solo come luogo di conoscenza, ma anche come autocoscienza critica e bergsoniano “supplemento d’anima” nella moderna ‘società di massa’, resa sempre più disumana e totalitaria da una tecnologia schiavizzante e da un potere prepotente ed occulto, sotto le apparenze fantasmagoriche d’una sedicente ‘democrazia del consumo’.
Il volume si dispiega a partire dalla considerazione del rapporto dialettico intercorrente fra storia, società e letteratura, secondo modelli d’analisi che vanno dalla filologia tout court alla psicologia alla sociologia alla filosofia: la storia recente dell’Occidente — e la sua società —, infatti, pur nel brulichio fittissimo delle vicende che l’hanno drammaticamente percorsa lungo tutto l’arco di questo secolo, non hanno certo mancato di evidenziare alcune coordinate fondamentali attraverso le quali possono essere spericolatamente esplorati.
In effetti, delle linee principali attraverso le quali essa si è andata sviluppando, ne vengono individuate tre, che a mo’ di sotterraneo filo rosso scandiscono i tempi di questo secolo meraviglioso e tremendo: industrializzazione, tecnologismo e mercificazione; massificazione e involgarimento; ‘morte della bellezza’. Di fronte a codeste tre tendenze distintive, e al loro incombere sempre più incalzante, gli artisti non hanno mancato, ancóra prima dei filosofi, di levare il loro grido di dolore e di protesta: ancóra una volta, insomma, l’arte ha finito col configurarsi come la coscienza più alta e lucida della società, sola autentica erede, nelle sue illuminanti salvifiche accensioni, degli antichi profeti, manifestando pure, in questo modo, la sua moderna sacralità. L’arte è in ultima analisi, come dice Lausberg, «una raffigurazione mimetica (che ricostruisce, generalizza, rende evidente ed eleva) dei contenuti che illuminano l’esistenza». Insomma, una gnoseologia estetica ed un disvelamento: ovvero una forma di conoscenza altra e complementare, ma autonoma, rispetto alla scienza ed alla filosofia, attraverso la forma della bellezza.
In un’epoca di continui rivolgimenti, insomma di transizione come la nostra, non poteva non essere coinvolta la tradizione: effettivamente la ‘crisi dei valori’ è uno dei grandi segni distintivi del nostro tempo, in una società in cui anch’essi, come ogni cosa, sono ridotti a prodotto economico, dunque mercificati, e il denaro, e non più l’uomo, «è misura di tutte le cose». In tale cataclisma, neppure la bellezza, categoria ontologicamente ineludibile, come fine o come mezzo, dell’opera d’arte, riesce a trarsi in salvo da una lenta ma inesorabile agonia, desacralizzata com’è, fra l’altro, dalla sua «riproducibilità tecnica». «La perte d’auréole colpisce anzitutto il poeta.», che, disperato flâneur tra gli ‘orrori metropolitani’ delle ‘città tentacolari’, vede parallelamente vacillare uno dei suoi punti di riferimento più irrinunciabili, la donna, petrarchesco `strumento d’espressione’ da sempre deputato ad essere portatore del valore ‘bellezza’. Come dice Benjamin, già «il diciannovesimo secolo cominciò a inserire la donna, senza riguardi, nel processo della produzione mercantile. Tutti i teorici concordavano sul punto che la sua femminilità specifica era minacciata, e che tratti virili si sarebbero necessariamente manifestati in essa con l’andar del tempo. Baudelaire […] questi tratti […] vuole sottrarli alla sovranità del l’economico», suprema «protesta dell’arte moderna contro l’evoluzione tecnica.» Vano eroico tentativo, di fronte alla manus tentacolare della società: «Nel meretricio delle grandi città anche la donna diventa tale.» Infatti, «L’ambiente oggettivo degli uomini assume, sempre più apertamente, la fisionomia della merce. Nello stesso tempo la réclame si accinge a coprire col suo bagliore il carattere di merce delle cose. Alla trasfigurazione menzognera del mondo delle merci si oppone la sua disposizione in senso allegorico. La merce cerca di guardarsi in faccia. E celebra la sua incarnazione nella meretrice».
Accanto ad autori istituzionalizzati, vengono esaminati anche poeti di rilievo secondario, nella convinzione che essi, pur non destinati a lasciare una traccia indelebile nella storia della poesia del ‘900, sono degli specimina particolarmente illuminanti della temperie spirituale e delle linee della poesia di quest’ultimo scorcio di secolo: e questo anche perché la loro poesia appare meno formalmente elaborata e culturalmente stratificata di quella di scrittori di superiore qualità estetica.
Visto anche che, come scrive Horkheimer, «Al culmine del processo di razionalizzazione, la ragione è diventata irrazionale e stupida», la poesia risponde nel ‘900 più che mai a quel bergsoniano «supplemento d’anima» di cui l’uomo moderno avverte sempre più irrinunciabile il bisogno.
Presupposto del volume è, con Carlo Bo, l’avversione allo sperimentalismo fine a se stesso degli «eserciti di guastatori, illusi di favorire il futuro distruggendo soltanto il patrimonio del passato», bieco corollario di un vuoto culturale e creativo: «frutto di una sostanziale incapacità ad afferrare il mondo dei sentimenti» e di «una grave deficienza d’ordine morale», a causa delle quali «tre quarti della produzione letteraria odierna è votata all’autodistruzione»; perché, mentre «uno scrittore vero non è fatto soltanto per dire qualunque cosa in qualsiasi situazione», «lo scrittore nuovo obbedisce a un invisibile direttore d’orchestra che è quasi sempre o la moda o il gusto dell’imitazione o la convenienza del momento».
Sottesa lungo tutto il saggio è infine la convinzione di Hugo Friedrich: «La lirica è rimasta comunque, nella sua potenza grandiosa e pur così lieve, una delle libertà e delle audacie con cui la nostra epoca riesce a sfuggire alle catene della funzionalità.»
Il destino attuale del male di vivere (da un punto di vista pasanisiano)

«Puisqu’on ne peut être universel et savoir tout ce qu’on peut savoir sur tout, il faut savoir un peu de tout. Car il est bien plus beau de savoir quelque chose de tout, que de savoir tout d’une chose: cette universalité est la plus belle»1 (Pascal, Pensées). Ciò suona strano e fa un bell’effetto, quando si parla dell’opera — un vasto saggio — dedicata alla cultura, all’Umanesimo vero e proprio, alla poesia, a tutto ciò che costituisce la ragione di vivere, del nostro «male di vivere» (cfr. Montale a tale proposito): ciò che ci spinge ad accettare, forse ad armi impari, la lotta del Bello contro il Brutto, del Bene contro il Male — di Roberto Pasanisi, mosso senza respiro da una forte «tendance à l’accumulation systématique des connaissances dans diverses branches du savoir»2. È proprio la definizione dell’enciclopedismo, che abbiamo desunto dal Petit Robert (ultima edizione).
Ci sia permesso questo avvicinamento tra l’Umanesimo enciclopedico di Roberto Pasanisi e quello di Mircea Eliade, che abbiamo eletto per rappresentare qui questa nozione ideale di un’esperienza apparentemente irrealizzabile. In effetti, il nostro amico Pasanisi illustra in maniera convincente la nozione di sapienza (che noi gli troviamo a furia di leggere la sua opera già impressionante…) definita da Proust il più chiaramente possibile: «On ne reçoit pas la sagesse, il faut la découvrir soi-même, après un trajet que personne ne peut faire pour nous, ne peut nous épargner»3.
Dubitiamo che Proust abbia avuto presente anche un senso figurato, ma per quanto riguarda Roberto Pasanisi riteniamo che nessuno più di lui potrebbe fare questo percorso, questo grande periplo attraverso la cultura del mondo, a partire dall’antichità greco-romana alla poesia di questa fin de siècle. Un vero excursus, per non dire incursione, negli strati quasi primordiali, nel fondamento del pensiero umano: che non gli impedisce in alcun modo di giungere agevolmente alle vette della sapienza di tutti i tempi, impossibili per la maggior parte di noi.
Dobbiamo rendere giustizia alla cultura italiana, annullando, attraverso l’opera di questo Italiano per scelta, il valore di (non) verità di una maliziosa osservazione dei fratelli Goncourt: «Certains livres ressemblent à la cuisine italienne: ils bourrent, mais ils ne remplissent pas»4.
Per quanto riguarda il libro che abbiamo il piacere e l’onore di presentare, Le «muse bendate», non soltanto riempie eventuali lacune, ma colma i nostri vuoti, trattandosi di un libro di saggi la cui lettura ci arricchisce e ci eleva su un piano al di là della cogitazione filosofica, ovvero della speculazione metafisica.
Prova inconfutabile di ciò è l’entrata in gioco del sommario, che testimonia che, per l’autore, l’Umanesimo non soltanto ha per fine la persona umana ed il suo espandersi; ma che l’Umanesimo pasanisiano, allo stato puro, è «le culte de tout ce qui est de l’homme»5 (formula improntata ad Ernest Renan). Ancora più sottile ed adeguata a questo florilegio di saggi è l’osservazione — fatta nel tempo — da Emil Henriot : «La culture, c’est ce qui demeure dans l’homme lorsqu’il a tout oublié»6.
Siamo d’accordo con Bachelard nel ritenere che «toute connaissance est une réponse à une question»7. A maggior ragione siamo d’accordo con Chateaubriand, che ci diceva che: «Toutes les âmes n’ont pas une égale aptitude au bonheur»8. Poiché Pasanisi, incapace di felicità, di auto-illusione, si pone e ci pone / solleva dei problemi / dei quesiti quanto meno lancinanti: L’ ‘uomo-massa’ e la ‘morte della bellezza’: la coscienza dell’Occidente alle soglie del Nulla, Il poeta tra le rovine. Fra ‘civiltà di massa’ e ‘morte dei valori’ una via oltre la modernità, Gli inferi e il paradiso: la ‘diversità dell’artista’ e la ‘morte dell’amore’ nella volgarità del mondo moderno, Il caos e l’eticità: un modello di poesia post-moderna, ecc. Da notare che la maggior parte di questi titoli / capitoli sono stati già pubblicati indipendentemente, come prefazioni o capitoli o comunicazioni scientifiche in diverse occasioni, dissipando ogni ambiguità o dubbio a riguardo dell’autorità di Pasanisi nel campo di cui si occupa in questo libro di saggistica.
Due di questi saggi (il I e il IV) sono già stati tradotti in Rumeno e pubblicati a cura nostra in riviste letterarie come “Revista V”, “Antares”; e, se l’autore e/o l’editore ce lo permetteranno, tradurremo ad uno ad uno questi saggi per farne eventualmente un volume, ma anche per pubblicarli in altre riviste letterarie rumene; e già stiamo pensando a riviste amiche quali: “Steaua”, “Luceafarul”, “Contemporanul”.
In primo luogo, vi diciamo che l’opera dell’autore in questione, almeno i suoi poemi e i suoi saggi, è vista qui, nel Sud dell’Europa centrale, come un’opera solida, di valore sicuro, portatrice di un messaggio chiaro, che arricchisce, di cui bisognerà tenere conto nell’evoluzione ulteriore di questi generi. Dobbiamo ammettere che la quotazione di quelle riviste è aumentata dall’oggi al domani, dopo la pubblicazione di questi saggi. La serietà, la documentazione di una stupefacente vasta estensione, cosa piuttosto rara ai giorni nostri, la novità delle idee avanzate, l’audacia stessa di taluni saggi inclusi in questo volume (la quale talvolta rasenta la cancellazione di tabu, vicino ad una iconoclastia nel senso positivo della parola) fanno sì che il volume si legga come una meta-narrazione ad alto livello, d’un’eleganza espressiva e d’una chiarità / concisione d’idee che lo rendono indispensabile ad ogni ricercatore o, semplicemente, amatore di poesia o lettore di una critica solidamente ancorata nel mondo dei valori.
Qualunque sia stata la nostra sorpresa a scoprire, a leggere questi saggi in manoscritto, la questione della inevitabile (secondo alcuni…) morte della cultura è un problema col quale si confronta anche il nostro amico italiano, ma, a differenza di noi altri, egli è cosciente che questa tendenza sfocerà nella dittatura, della quale ne abbiamo davvero abbastanza: «E se non ne resta che uno, io sarò quello» fa sapere loro Roberto Pasanisi, poiché la vita è insopportabile in un Paese dove si tenta di mettere fine alla cultura, dove ogni rispetto per la cultura e per gli artisti è sparito.
I problemi messi sul tappeto dal saggista vanno molto al di là del campo strettamente letterario: è messa sotto accusa la sotto-cultura media degli Italiani, la stessa scuola italiana che secerne ignoranza invece di produrre cultura, mettendo così in dubbio l’avvenire stesso del Paese tout court! Lo studioso non teme di mettere l’accento sulla funzione critica e rivoluzionaria della cultura, anche se ciò suppone il ritorno al passato storico, questo vasto generatore dei valori attuali. E qui citeremo a tale riguardo una pertinente affermazione di Plumb: «A differenza della società mercantile, di quella artigiana e di quella agraria, la società industriale non si serve del passato. Nel suo orientamento intellettuale non è volta alla conservazione, ma alla trasformazione, allo sfruttamento e al consumo. Per questo motivo, il passato diviene una questione di curiosità, di nostalgia e di sentimentalismo.» (citazione ripresa dal n. 5-8,1996 dell’eccellente rivista “Nuove Lettere”, diretta sempre da Roberto Pasanisi). E siamo anche totalmente d’accordo con l’autore: «Una società senza passato è una società senza futuro». Anche se non ci saranno (in ogni modo!) sbocchi, non dobbiamo dimenticare che il senso della letteratura consiste nella sua necessaria espressione ed espressività. Sia quel che sia, ma bisognerà far sì la letteratura riprenda il filo della matassa — a costo di dare priorità alla complessità dei suoi modi di essere, alla sua ricchezza di orizzonti, e di ammettere a sangue freddo la sua sostanziale, specifica non omogeneità.
Dice bene il nostro amico Pasanisi, quando fa un’affermazione cha va dritta al cuore: che le più grandi scuole di verità e di libertà che l’uomo abbia mai creato sono non a caso l’arte e la letteratura; come pure quando difende e custodisce le restanti capacità rivoluzionarie del linguaggio. D’altra parte si rischia di oltrepassare la soglia di quello che è chiamato, lucidi uccelli del cattivo augurio, il prossimo Medioevo che già bussa alle nostre porte. Ciò che è interessante, è che questo segnale di allarme era già stato dato — invano, sembra — negli anni ‘30, quando il grande poeta rumeno d’espressione francese Gherasim Luca (suicidatosi nel 1994), considerato dal nostro grande amico Georges Astalos — l‘autore europeo più tradotto in Italia — come il più grande poeta francese di tutti i tempi, parlava di attualizzazione del Medioevo da parte delle forze naziste. Dopo tre quarti di secolo da allora, Roberto Pasanisi ritorna alla carica non solo per metterci la pulce nell’orecchio, ma per spingerci a proteggere noi stessi dall’invasione della mediocrità, della sotto-cultura, dei falsi orpelli, pronti a soppiantare, a scompaginare il vero valore, prezioso per la nostra elevazione spirituale ed il nostro progresso intellettuale.
Eccoci dunque davanti ad un’opera complessa, di grande finezza esegetica, segnata dalla capacità dell’autore di affrontare con evidente competenza ed una deliziosa compiutezza filologica i grandi temi del patrimonio culturale universale, non soltanto italiano; sebbene, apparentemente, l’opera abbia come corpus esemplare — a nostro umile avviso — il volume ‘900 e oltre. Inediti italiani di poesia contemporanea, pubblicato nel 1997 dalle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, sempre a cura di Roberto Pasanisi (e del suo collega Gerardo Salvadori).
Diciamo piuttosto che l’autore è un vero enciclopedista moderno, viste le sue molteplici preoccupazioni, al punto che si potrebbe addurre che la sua interdisciplinarità è pluridisciplinare (sic!). Le nuove esigenze (im)poste dalla società moderna e dal modo di vita a volte chiamato train de vie hanno acuito il senso critico del saggista, al punto di fare di lui un vero analista dello stato di questa società maux-d’air-ne, che attraversa, prossima alla deriva, una terribile crisi di valori, una dissoluzione morale mai vista prima, un capovolgimento di gerarchie e uno stravolgimento di ruoli e posizioni quasi prestabilite rappresentate e occupate finora dall’arte e dalla cultura.
Riteniamo che il volume proponga, per così dire, una visione altra del mondo attuale in rapporto ai buoni vecchi tempi; mirando così a sensibilizzare la comunicazione interumana, a metterci in guardia contro i pericoli che corriamo in caso di indifferenza, a offrire un’altra griglia di lettura per la definizione degli aspetti artistici del mondo interiore dell’uomo, ciò che potrebbe un giorno, chissà, finire con l’instaurare altri possibili orizzonti di attesa…
L’autore ci propone, in continuità con Eliade, di ri-situare, dopo un’indagine febbrile, il nostro proprio centro. Ciò che fa la differenza è appunto il medesimo, per la sua ripetizione a volte fastidiosa, a volte monotona; ma questo viaggio obbligatorio che l’essere deve fare verso il suo proprio Sé, quei ripiegamenti successivi dell’essere sull’individuo in quanto differenza, riflette l’Uno multiforme nello specchio oscuro che il poeta nasconde nelle pieghe del suo Io, facendolo passeggiare segretamente lungo la sua creazione poetica… Se Dante parlava di «selva oscura», in Pasanisi troviamo un altro simbolo: «lo specchio oscuro», che l’autore sembra attraversare più di una volta per pervenire al Centro, per raggiungere il suo Sé enigmatico. O, più semplicemente, per accedere all’essenza dissimulata dietro l’esistenza.
Lo sguardo del saggista si volge verso la condizione umana e, allo stesso tempo, verso la sua complessità e profondità, proponendo il ritorno ai valori fondamentali dell’umanità, che solo l’arte e la letteratura (grazie soprattutto alla poesia…) sono all’altezza di illustrare e conservare, ovvero trasmettere alle generazioni a venire. Perfino ad avvertirle, talvolta… Giacché i testi mettono a nudo la decadenza etica e spirituale della vita quotidiana, anche quella della cultura occidentale considerata nel suo insieme. Noi, il lettore di questi saggi, abbiamo seguito da vicino quello sguardo, a volte sinuoso, a volte labirintico, e ciò che abbiamo scoperto per caso dalle nostre letture ci spinge a proporvi questo eccellente volume, non fosse altro che per incitarvi a riflettere e sull’epoca in cui viviamo, e su quella in cui ci condurrà il nuovo millennio. Fatene dunque, finché c’è tempo, il vostro pane, e ne farete alla fine le vostre delizie: che non è affatto male per un libro di saggi.

Prefazione di Constantin Frosin

(professore di Lingua e Letteratura francese,
Università Statale “Il Basso Danubio”, Galati, Romania)

1. «Poiché non si può essere universali e sapere tutto, bisogna sapere un poco di tutto. È più bello sapere qualcosa di tutto, anziché sapere tutto di una cosa: questa universalità è la più bella».
2. «Tendenza all’accumulazione sistematica di conoscenze in diverse branche del sapere».
3. «Non si riceve la sapienza, bisogna scoprirla da soli, dopo un tragitto che nessuno può percorrere per noi, può risparmiarci».
4. «Alcuni libri assomigliano alla cucina italiana: sono ricchi, ma non saziano».
5. «Il culto di tutto ciò che è umano».
6. «La cultura è ciò che dimora nell’uomo quando ha dimenticato tutto».
7. «Ogni conoscenza è una risposta ad una domanda».
8. «Ogni anima ha una diversa attitudine alla felicità».

La traduzione del testo originale francese è di Marialucia Romano.
Le «muse bendate» – Postfazione di Carmine Di Biase

Nella coscienza di un’idea profonda della Letteratura come valore si sviluppa e articola questo saggio intenso e chiarificatore, improntato ad una concezione singolarmente ‘alta’ della poesia, intesa non solo come ‘luogo’ di conoscenza, ma anche e soprattutto come autocoscienza critica e bergsoniano «supplemento d’anima» nella moderna ‘società di massa’, che appare sempre più disumana e totalitaria. Nel rischio cioè di una tecnologia schiavizzante e di un potere prepotente ed occulto, sotto le apparenze fantasmagoriche di una sedicente «democrazia del consumo» che coinvolge anche la cultura, si oppone — con convinta coscienza letterarira e stilistica — questa attenta, significativa linea saggistica inventiva di Roberto Pasanisi.
Un testo che si presenta con scelta di ‘situazione’ culturale decisa che, negli stessi risvolti ‘polemici’, conserva coerenza di discussione critica: come è evidente già dal titolo della raccolta, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità: dove quel «contro» postula e ricerca una ragione coerente di ‘verità’, al di là di posizioni acquisite o meno.
In tale prospettiva il volume si dispiega a partire dalla considerazione del rapporto dialettico intercorrente fra storia e letteratura, secondo modelli di analisi in senso aperto e radiale: che vanno cioè dalla filologia tout court alla psicologia, alla sociologia, alla filosofia. La storia dell’Occidente infatti, nello stesso traumatico brulichio di vicende drammatiche nell’intero arco del Novecento, non ha mancato di evidenziare alcune coordinate di fondo, per esplorarne forme e significati.
Linee di percorsi, quindi, qui individuate attraverso tre filoni, come sotterraneo ‘filo rosso’, a scandire i tempi di un secolo meraviglioso e tremendo qual è il Novecento: e cioè industrializzazione, tecnologismo e mercificazione; massificazione e involgarimento; morte della bellezza. Tre tendenze incombenti, di fronte alle quali gli artisti non hanno mancato, ancora prima dei filosofi, di esprimere il loro grido di protesta. L’arte cioè, ancora una volta ha finito per configurarsi come la coscienza più alta e lucida della società, con una sua valenza anche di moderna sacralità. Al cui fondo è l‘idea di una gnoseologia estetica come disvelamento: «ovvero una forma di conoscenza altra e complementare, ma autonoma, rispetto alla scienza ed alla filosofia, attraverso la forma della bellezza».
Di qui, anche, un giusto rilievo dato alla ‘tradizione’: proprio in un’epoca di transizione come la nostra, che sembra avere come uno dei grandi segni caratterizzanti la crisi dei valori, spesso ridotti ad esclusivo prodotto economico, con tutte le mercificazioni di turno che ne conseguono. Da cui nulla sembra salvarsi: neppure la ‘bellezza’, categoria ontologicamente ineludibile, come fine o come mezzo, dell’opera d’arte, desacralizzata com’è, oggi, dalla sua stessa «riproducibilità tecnica». Sono cioè messe in dubbio le coordinate stesse della storia, e quindi del pensiero e dell’arte, in cui per l’autore si corre il rischio di vedere messi in discussione i punti irrinunciabili della poesia e dell’arte, come quello della donna, già simbolo della bellezza come valore. Anche qui, un sogno svanito per sempre, come già avevano chiaramente intravisto Benjamin e Baudelaire, nel rischio oggi più che mai evidente della «mercificazione» della stessa femminilità.
Una visione di fondo, quindi, di tendenza ‘umanistica’ nel senso classico e moderno della parola, in questa raccolta saggistica, in cui accanto ad autori istituzionalizzati vengono esaminati anche poeti di rilievo ‘secondario’: nella convinzione che pur attraverso il silenzio o l’apartheid in cui sono relegati, essi possono essere degli specimina particolarmente illuminanti della temperie spirituale e polemica della poesia dell’ultimo scorcio del 1900.
Anche di fronte a situazioni di vuoto o di mistificazione di certa poesia contemporanea: cui si oppone l’accennato «supplemento d’anima», oggi più irrinunciabile e urgente.
Un ritorno ai valori di sempre, proprio nell’esigenza del nuovo, ma come richiamo all’autenticità: per superare il rischio di uno ‘sperimentalismo’ fine a se stesso, col vuoto culturale e creativo, che ne consegue.
Un’esigenza, quindi, di vera libertà creativa: nella fiducia di un’arte, soprattutto la poesia, che conservi sempre «una delle libertà e delle audacie con cui la nostra epoca riesce a sfuggire alle catene della funzionalità».
Per una più autentica ricerca del vero: nel campo del pensiero e dell’arte di sempre.

Postfazione di Carmine Di Biase

(professore ordinario di Letteratura italiana,
Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa”, Napoli)
Le «muse bendate» – Principale bibliografia sull’opera critica

1. Santino Spartà, Roberto Pasanisi le “Muse Bendate”. La poesia del II Novecento contro la modernità, Ist. Ed. Poligr. Inter. Pisa – Roma 2000 (Intervista a Roberto Pasanisi), in “Voce Romana 2000”, II, 1, N.S., 2000, p. 6;

2. Constantin Frosin, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Nuove Lettere”, XI, 12, 2000, pp. 139-142;

3. . Constantin Frosin, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000; ; Carmine Di Biase, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Notiziario d’Italianistica”, 34, 2000, www.siol.it/ospiti/especiale;

4. Josyanne Cotena, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Prefazione di Constantin Frosin, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Studi d’Italianistica nell’Africa Australe – Italian Studies in Southern Africa”, XIV, 1, 2001 (Johannesburg – Cape Town, South Africa), pp. 73-76;

5. Books Received / Libri ricevuti: R. Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Studi d’Italianistica nell’Africa Australe – Italian Studies in Southern Africa”, XIV, 1, 2001 (Johannesburg – Cape Town, South Africa), p. 84;

6. Angelo Lippo, Le ‘Muse bendate’ ovvero la poesia del Novecento contro la modernità, “Puglia”, 13/I/2001, p. 15;

7. Grazie Ferrara, Roberto Pasanisi “Bendato” della letteratura, “Meridiano Sud”, 15/III/2001, p. 10;

8. Carmine Di Biase, Recensione a Roberto Pasanisi, Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità, prefazione di Constantin Frosin, Pisa-Roma, Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, 2000, in “Sincronie”, IV, 8, 2001, pp. 217-218;

9. Giulia Paola Di Nicola, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa – Roma 2000, in “Prospettiva Persona”, X, 35, 2001, pp. 41-42;

10. [Amelia Cepollaro – Mariangela Rapacciuolo], Recensione a Roberto Pasanisi, Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, 2000 (Prefazione di Constantin Frosin), in “L’Italia fra noi” (Thessaloniki, Grecia), II, 9, 2001, p. 15;

11. Constantin Frosin, Recensione a Roberto Pasanisi, Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, 2000 (Prefazione di Constantin Frosin), in “L’Italia fra noi” (Thessaloniki, Grecia), febbraio 2001, http://www.neticon.net/fra-noi/febbraio2001/muse.htm;

12. [Aristide La Rocca], Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, pp. 176 (Prefazione di Constantin Frosin; Postfazione di Carmine Di Biase), in “Hyria”, XXIX, 91-92, 2001, pp. 49-50;

13. Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Associazione Internazionale di Professori d’Italiano”, 13, 2001, p. 10;

14. Francesco De Napoli, Le “muse bendate”, l’ultima produzione di Roberto Pasanisi, in “L’Inchiesta”, 4/III/2001, p. 26;

15. Emilio Speciale, Presentazione del volume di R. Pasanisi Le «muse bendate», in “Notiziario d’Italianistica”, 41, 9/III/2001, http://www.siol.it/ospiti/especiale/;

16. Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, pp. 176 (Prefazione di Constantin Frosin; Postfazione di Carmine Di Biase), in “E voc e for” (www.evocefor.it), 48, 11/III/2001, www.evocefor.it/editor.htm;

17. Recensione a Roberto Pasanisi, Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Rome, 2000 (Préface de Constantin Frosin), in “Newsletter de la SIPE” (Pau, France), 25, giugno 2001, p. 6;

18. Recensione a Roberto Pasanisi, Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Rome, Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, 2000 (Preface by Constantin Frosin), in “SIPE Newsletter” (Pau, France), 25, luglio 2001, p. 6;

19.Walter Nesti, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, pp. 176 (Prefazione di Constantin Frosin; Postfazione di Carmine Di Biase), in “Punto di Vista”, VIII, 29, 2001, p. 216;

20. Vittorio Gennarini, Le muse bendate della poesia di Puglia e Lucania. Una indagine di Roberto Pasanisi, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 6/VIII/2001, p. 13;

21. Pietro Spirito, Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità di Roberto Pasanisi, “Il Piccolo”, 27/VIII/2001, p. 13;

22. [Jacqueline Samperi Mangan], Recensione a Le “muse bendate”: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma: Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, 2000 (Prefazione di Constantin Frosin; Postfazione di Carmine Di Biase), in “AATI (American Association of Teachers of Italian) Newsletter” (Calgary, Canada), Fall 2001, p. 8;

23. Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, pp. 176 (Prefazione di Constantin Frosin; Postfazione di Carmine Di Biase), in “Riscontri”, XXIII, 4, 2001, p. 121;

24. Enrico Bagnato, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa – Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Il Cristallo (Rassegna di varia umanità)”, XLIII, 3, 2001, pp. 157-158;

25. Gina Patacca, Book Received 2001. Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Italica (Journal of the American Association of Teachers of Italian)” (Columbus, Ohio, USA), 79, 1, 2002, p. 138;

26. Constantin Frosin, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Ameritalia” (rivista d’italianistica dell’Universidad Central de Venezuela e dell’Universidad Simón Bolívar, Caracas, Venezuela), II, 1, 2002 (http://www.dst.usb.ve/ameritalia/fmap.htm);

27. Carmine Di Biase, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Ameritalia” (rivista d’italianistica dell’Universidad Central de Venezuela e dell’Universidad Simón Bolívar, Caracas, Venezuela), II, 1, 2002 (http://www.dst.usb.ve/ameritalia/fmap.htm);

28. Carmine Di Biase, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Leggere”, XV, 43, 2002, p. 6;

29. Alberto Mario Moriconi, Ma come, voi ridete?!, in “Punto d’Incontro”, 3-4, 2001, p. 20;

30. Alberto Mario Moriconi, Ma come, voi ridete?!, in “Riscontri”, XXIII, 2-3, 2001, p. 93;

31. Constantin Frosin, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “Leggere”, XV, 43, 2002, p. 6;

32. Maria Peruzzini, Le muse bendate di Roberto Pasanisi. La poesia del ‘900 contro la modernità: l’Umanesimo enciclopedico dell’autore partenopeo. Il volume edito dalla Iepi presentato dal sodalizio lucano Giustino Fortunato, in “Il Denaro” (inserto Arti e Cultura), XII, 149, 20/VII/2002, p. 72;

33. Maria Peruzzini, Le muse bendate di Roberto Pasanisi. La poesia del ‘900 contro la modernità: l’Umanesimo enciclopedico dell’autore partenopeo. Il volume edito dalla Iepi presentato dal sodalizio lucano Giustino Fortunato, in “Il Denaro” (http://www.denaro.it/go/pub/articolo.qws?recID=93689), 20/VII/2002;

34. [Mario Micozzi – Pierangela Micozzi], La nostra opinione. Un polemico articolo di Moriconi su una valutazione del prof. Roberto Pasanisi, in “Punto d’Incontro”, XXV, 5-6, 2002, p. 20;

35. Maria Peruzzini, Le «muse bendate» di Roberto Pasanisi, in “Parola di donna”, 4, II, dicembre 2002, www.paroladidonna.net/Rivista04/PeruzziniR.html;

36. Maria Peruzzini, Le «muse bendate» di Roberto Pasanisi, in “Parola di donna”, 4, II, dicembre 2003, www.paroladidonna.net/Rivista04/PeruzziniR.html, in “CISAT – Arteterapia”, 4/IV/2002;

37. Carmine Di Biase, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “La Vallisa”, XXI, 63, 2002, p. 209;

38. Constantin Frosin, Recensione a Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000, in “La Vallisa”, XXI, 63, 2002, pp. 208-209;

39. Constantin Frosin, Roberto Pasanisi, Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, in “Punto d’Incontro”, XXVI, 1-2, 2003, p. 15;

40. Maria Peruzzini, Le «muse bendate» di Roberto Pasanisi, in “Parola di donna”, 4, II, dicembre 2003, www.paroladidonna.net/Rivista04/PeruzziniR.html, in “ICI Letteratura e società” 19/I/2003;

41. [Antonello Gallo], Premio della Cultura 2002: per la saggistica vince Pasanisi, “Seracittà”, 17/II/2003, p. 13;

42. Constantin Frosin, Roberto Pasanisi: Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità (Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2002) (Postfazione di Carmine Di Biase), in “Il Giornale dei Poeti”, II, 3, 2003, p. 8;

43. Lilli Monfregola, Le interviste del Segnalibro. Quattro chiacchiere con Roberto Pasanisi, in “Il Segnalibro” (http://www.ilsegnalibro.it/campania/campania.htm), 15/V/2003.
Le «muse bendate» – Nota bio-bibliografica sull’autore

ROBERTO PASANISI è nato a Napoli il 16 settembre 1962. Italianista, poeta, narratore, giornalista, editore e psicoterapeuta ad indirizzo arteterapeutico, ha vinto nel 2002 il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la saggistica. Laureato in Lettere classiche con la lode e la dignità di stampa (Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1985), in Studî letterarî (Literary Studies, Pan American University, 1993) ed in Filologia (Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, Romania, 2004),  Perfezionato in Psichiatria sociale con la lode (Università di Napoli «Federico II», I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1990), Perfezionato in Psicodiagnostica col massimo dei voti (ibidem, 1991), Diplomato (training di formazione) in Arte-Terapia (CISAT, 1995), ha conseguito il Dottorato (PhD) in Psicologia dell’arte e della letteratura (2002) e in Scienze Filologiche (Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, Romania, 2004) e la Patente Informatica Europea (ECDL), è abilitato all’insegnamento di Italiano, Latino, Greco, Storia, Educazione civica, Geografia, Filosofia, Scienze dell’educazione, Psicologia sociale e Pubbliche relazioni. È inoltre Aggiornato in Programmazione / valutazione ed in Nuove Tecnologie. È abilitato presso il Ministero degli Affari Esteri in Inglese e in Francese e come Lettore universitario di lingua italiana per le aree di lingua inglese e francese.

È Direttore e Presidente dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (Ente di rilievo della Regione Campania, riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Professore di Lingua e letteratura italiana presso l’Università per le Relazioni Internazionali MGIMO di Mosca (Russia), Professore a contratto di Lingua e Letteratura italiana presso l’Università Statale “Basso Danubio” di Galaţi (Romania), Direttore, docente e membro del Comitato scientifico del Master universitario biennale di Psicologia (Arteterapia) presso l’Accademia di Belle Arti “Fidia”, Visiting Professor of Literary Studies presso la Pan American University (USA-Italia), Rettore del Libero Istituto Universitario per Stranieri “Francesco De Sanctis” (LIUPS) — dove è professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea e di Psicologia dell’arte e della letteratura —,  Direttore delle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI Edizioni), Direttore della rivista internazionale di poesia e letteratura “Nuove Lettere” e del CISAT (Centro Italiano Studî Arte-Terapia) di Napoli (presso il quale tiene Seminarî teorici ed esperienziali di Psicologia ed è analista didatta), Direttore e docente del Corso di formazione in Scrittura Creativa in sede (CSC) ed a distanza (LESC) dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli; nonché membro professionista dell’AATA (American Art Therapy Association), Corrispondente dell’ING/AT (International Networking Group of Art Therapists) per l’Italia meridionale  e membro della SIPs (Società Italiana di Psicologia). È corrispondente dall’Italia della rivista “Nova Renascença” (Portogallo) ed è stato componente del Comitato scientifico di “Studi d’Italianistica nell’Africa Australe (Italian Studies in Southern Africa)” (Sudafrica) ed è stato collaboratore come opinionista dei periodici “Il Tempo”,  “Corriere d’Italia”,  “L’idea”, “Genius” e “Orizzonti Nuovi”, ed attualmente di “Fucine Mute”; è fotoreporter di “Stampa Alternativa”. È membro dell’AIPI (Associazione Internazionale Professori d’Italiano), dell’API (Association Professional Italianists), dell’AATI (American Association of Teachers of Italian), della CUITSOC (Cambridge University Italian Society), della SILFI (Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana), dell’ACTFL (Council on the Teaching of Foreign Languages) e dell’MLA (Modern Language Association of America). È Direttore del Laboratorio permanente di letteratura contemporanea e Scrittura creativa dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli e membro del Comitato di lettura delle collane editoriali dell’Istituto (dirigendone, in particolare, quelle di poesia, intitolate Lo specchio oscuro e Nugae).

«La sua poesia, definita ‘neo-metafisica’ (in quanto ‘dizione dell’indicibile’) e ‘gestaltista’ (in quanto ‘forma delle emozioni’), è lirica, meditativa, visionaria, allo stesso tempo romantica e trascendente, pur nel suo classico nitore formale: una gnoseologia poetica ed estetica della realtà fondata su una cifra stilistica di singolare e coltissima originalità».  Ha pubblicato tre volumi di versi: Giardini del cielo, Napoli, Edizioni del Delfino, 1980; Le terre del sole, Napoli, Liguori, 1982 e Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996; sue poesie sono apparse in un centinaio di riviste italiane e straniere, fra cui “Galleria”, “Eleúthero Pneúma” (Grecia), “Tam Tam”, “Tracce”, “Il bagordo”, “Offerta Speciale”, “Controcampo”, “Epeirotiké Hestía” (Grecia), “Il letterato”, “Nuova Rassegna”, “Omprela” (antologia greca della poesia campana del Novecento), “Nuove Lettere”, “La parola abitata”, “L’involucro”, “Mito”, “La Brocha” (Spagna), “Cadernos do Tâmega” (Portogallo), “Poesía, Por Ejemplo” (Spagna), “Shi Kan” (Cina Popolare), “La Toison d’Or” (Francia), “Il Foglio Volante”, “Spiritualità & Letteratura”, “Ánfora Nova” (Spagna), “Leggere”, “Porto Franco”, “Dimensâo” (Brasile), “Jurnal universitar” (Romania), “Hyria”, “Revista V” (Romania), “Le Borée” (Francia), “Éuropoésie” (Francia), “Hojas del Apartado” (Spagna), “Hebenon”, Álora (Spagna), “Saudade” (Portogallo),  “Oglinda literară” (Romania), ecc.

È inoltre presente in varie antologie della poesia italiana contemporanea. Come poeta visuale ha pubblicato in “Offerta Speciale” e nella rivista americana “Art Life” ed ha partecipato fra l’altro al Cork Summer Festival, al Brain Cell Art Strike di Osaka, in Giappone, alla Mostra Internazionale Les Oiseaux Noirs, alla International Mail Art Exhibition dell’Universidad de Antioquia, in Colombia, alla VII, VIII, IX, X, XI, XII e XIII Biennale Internazionale di Poesia di Alessandria. Presente in numerose Rassegne di poesia, ha pubblicato traduzioni di poesia dal Francese, dall’Inglese, dal Latino e dal Greco (fra le quali il volume Mario Susko, Madri, scarpe ed altre canzoni mortali, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2002). Suoi racconti sono usciti in ”Nuova Rassegna”, nel “Roma” ed in “Nuove Lettere”. Ha pubblicato il romanzo Gli angeli, Salerno-Roma, Ripostes, 2004. Sulla sua opera esiste un’ampia bibliografia.

Come italianista, ha curato le antologie ‘900 e oltre. Inediti italiani di poesia contemporanea, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1997 e ‘900 e oltre. Inediti italiani di prosa contemporanea, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2005, ha pubblicato il volume Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000 ed ha collaborato a Rete! Corso multimediale di italiano per stranieri, Perugia, Guerra Edizioni, 2000; ha pubblicato inoltre circa duecento articoli in riviste specializzate (“Annali dell’Istituto Universitario Orientale”, “Esperienze Letterarie”, “Gradiva”, “Testuale”, “Alfabeta”, “Nuove Lettere”, “Le Langage et l’Homme”, “Arenaria”, “Prospettiva Persona”, “Hebenon”, “Revista V”, “La clessidra”, “Antares”, “Akademia”, “Italian Studies in Southern Africa”, “Il Giornale dei Poeti”, “Le Courrier International de la Francophilie”, ecc.) attinenti specialmente alla metricologia (nell’àmbito della quale ha ideato la Metroanalisi)  e alle applicazioni della psicoanalisi alla letteratura e, come autori, a Lorenzo Spirito Gualtieri e al D’Annunzio del Poema Paradisiaco, nonché a poeti italiani del Novecento ed a Mallarmé. È inoltre autore di numerose Prefazioni a volumi di giovani poeti italiani contemporanei e di alcuni libri scolastici.

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